ico terraico mareico ariaico facebookico instagram
ico instagramico facebookico ariaico mareico terra
ico terraico mareico ariaico cercaico facebookico instagram
testata768x250tabletFILT TOSCANA
logo
logo

Il presidente Agostinelli ha voluto fortemente il flash mob ed è convinto che si può recuperare. I portuali stanno vivendo ore di angoscia

Per i portuali di Gioia Tauro non è mai stata vita facile. Hanno sempre dovuto lottare, sin dall'inizio dell'attività a metà anni Novanta, quando non si contavano le ore di lavoro sulle altissime gru e i turni erano estenuanti. Anni di battaglie e di lotte e dopo aver passato la tempesta della crisi, con 360 licenziamenti, ecco che stavano cominciando a pensare ad un futuro sereno con la riorganizzazione della Msc e le nuove assunzioni pensando anche ad una carriera per i figli dei portuali, sulle banchine di Gioia Tauro. Con l'acquisizione da parte di Msc il grande hub sembrava uscire dalla crisi e gli sforzi, della politica, fino ad oggi erano concentrati per vincere un'altra scommessa: far diventare il porto calabrese non solo uno scalo di solo di transhipment, dove le merci arrivano e ripartono, ma un volano per l'intera area industriale. 

Adesso però a frenare i sogni e le speranze è arrivata una nuova stangata: la direttiva europea 2023/959 ETS. Una direttiva europea nata per penalizzare chi inquina, ma che distruggerà il Porto di Gioia e il transhipment. Non è una voce sola, ma è un'idea corale che vede insieme - e non capita spesso- politici e sindacati, lavoratori e sindaci, imprenditori e aziende che adesso a gran voce vogliono fermare la sua applicazione.  Gli armatori che faranno scalare le loro navi al porto calabrese infatti potranno incorrere, secondo questa direttiva, nel pagamento di quote di emissioni. 

"Per noi è stata una doccia fredda", - dice senza mezzi termini Angelo Scopelliti, “piazzalista” dal 1998 e segretario organizzativo dell'area metropolitana della Filt Cgil. "Questa normativa, se applicata, ci può davvero togliere il lavoro. Adesso al porto non si respira un bel clima, siamo tutti angosciati. Penalizzerà noi e la società e questo vorrà dire che il porto di Gioia Tauro non avrebbe più futuro. C'è disperazione, siamo 1600 lavoratori portuali e poi ci sono altri 4000 lavoratori nell'indotto. Il porto di Gioia Tauro è il cuore pulsante della Calabria se si dovesse fermare sarà una grave perdita per tutta la regione, e non solo". 

"Martedì 17 ottobre saremo tutti insieme, - continua Scopelliti - a far sentire il nostro no con il Flash Mob, di fronte l’ingresso doganale del porto di Gioia Tauro, organizzato per attirare l’attenzione a livello nazionale ed europeo sul rischio chiusura del porto. Il più grande porto di trasbordo italiano rischia di chiudere a causa dell'ETS (Emissione Trading System), un meccanismo volto a regolare le emissioni inquinanti ma per ironia della sorte porterebbe le navi ad andare nei porti del vicino Nord Africa, mille chilometri da costa a costa, e l'inquinamento arriverebbe da noi lo stesso".

Per leggere l'articolo completo clicca qui